martedì 24 agosto 2010

MOUNT ADAMELLO: 21-08-2010

Vista dell'Adamello da Passo Salarno

Andrea on roccette way

Ruggero e Lorenzo in vista della cima

Il Red team, così saprannominato in vetta

Io e il fratello, ultimi istanti di relax prima della discesa

Considerazioni: partenza il venerdì sera alla volta del rifugio Prudenzini, al gestore e al personale vanno tutti i nostri più sentiti ringraziamenti per il trattamento e l'ospitalità, un grazie per la carbonara (squisita!) e per l'arancino (squisito anche quello) , ma soprattutto un grazie per averci fatto sentire come a casa. Sabato mattina sveglia prestissimo, obbiettivo Monte Adamello, direzione passo Salarno, il sentiero sale regolare risultando estremamente camminabile, l' attraversamento del pian di neve, anche se fisicamente meno impegnativo è risultato un calvario, la temperatura percepibile era da forno crematorio. Risalita dalle "roccette", con qualche breve pezzetto di arrampicata, fino alla campana in vetta. Discesa lungo la cresta ovest fino passo Adamello, alcune doppie di sicurezza ripercorrendo la mitica via Terzulli, ricordate che anche se "attrezzata" con alcune corde fisse è decisamente meglio, se non imperativo, non fidarsi di tutto quello che si trova, la via è una classica alpinistica da affrontare con la PROPRIA corda e non una ferrata; io stesso ho potuto constatare la fragilità degli spezzoni di corda, che sembrano in buono stato, ma che si sfilacciano e strappano al minimo pizzicamento.
Passaggio al rifugio Gnutti con annessa birretta e ritorno fino al put del guat in Val Malga.
Nel complesso la salita si è svolta a buonissimi ritmi, vetta affollatissima, mai vista tanta gente in una sola giornata, approfitto per salutare il gruppone di Colere (47 solo loro).
Ore 21.30, finalmente a casa, solo dopo aver risolto qualche piccola incognita, tipo come scendere dalla Val Malga, a come risalire fino a Fabrezza a riprendere l'auto, ma è andato tutto bene e di questo non ci si può lamentare.

A presto
Beppe

giovedì 12 agosto 2010

MELLOBLOCCO - The Passion - 2/2

Troppo bello..."Melloblocco...Mellosballo...Mellosciallo" recitava così una ragazza incontrata li la scorsa estate, ma il bello, è che guardate chi c'è al minuto 6:33 del video...MITICI!

Corno Adamè: Adamellici riflessi turchese

Io e il fratello, sulla cengia d'arrivo..."tanta roba"

Andrea, mitico compagno d'imprese, in questa settimana di fatiche...

Mauri, l'ultimo ad aggregarsi alla compagnia, ma non per questo il suo contributo alla spedizione è stato meno importante...
Paolo in apertura sullo splendido primo tiro...

Infine, maestoso il Corno Adamè, teatro naturale alla magnifica via.

Considerazioni: in una valle dimenticata, soprattutto dagli arrampicatori odierni, si erge sopra di noi maestoso questo enorme massiccio granitico, composto dal Corno Adamè, anticima e cima del Monte Fumo; in epoche passate, intorno agli anni 90' la valle visse il suo massimo splendore, con aperture di nuove vie e scoperte di nuovi itinerari, per ritornare poco dopo, di nuovo allo stato di disinteresse e abbandono più totale.
Con grande interesse dei più, ma personalmente soprattutto gioia, l'anno scorso una spedizione di "forestieri" (i local amano definire così le persone che vengono da fuori) hanno riscoperto la valle e dato vita a due splendidi itinerari:"Adamellici riflessi turchese" per l'appunto e "La ballata dei graniti dimenticati"; nella fattispecie Amadio Paolo e Degiovanni Marco al quale vanno i miei più sentiti complimenti per il lavoro svolto su "adamellici riflessi turchese".
Purtroppo, ho una critica da muovere verso gli scopritori: la via è difficilmente raggiungibile e segnalata alquanto male, soprattutto lo "start", poi però la roccia talmente bella e la chiodatura così ben fatta fanno dimenticare le ore di cammino alla ricerca dell'attacco.
La via ha uno sviluppo totale di 250m, 5 tiri su roccia compattissima e stupenda, ogni tiro è morfologicamente perfetto, cercando sempre o quasi i punti deboli di salita, senza mai esagerare con il facile, ne con il troppo duro.
La chiodatura, tutta a fix misti del 10 e 8, è da manuale, senza essere una palestra, ma neanche un calvario psicologico da fiondoni chilometrici; un piacere puro di arrampicata costante e continua in ambiente.

Complimenti ancora...anche se sarò decisamente meno buono con "la ballata dei graniti dimenticati".

Beppe

martedì 3 agosto 2010

Reportage di una settimana da "SPALMATI":

In doppia dalla magnifica guglia
Campanile di Val Salarno

Andrea in apertura sul diedro bianco

Considerazioni: lungo avvicinamento, se non lunghissimo, circa 4 ore dalla macchina, carichi come muli, paesaggio selvaggio e viste mozzafiato; da qui si dominano le vallate Adamè e Salarno, la vetta è stupenda e molto scenica, l'arrampicata altrettanto ma i soli primi due tiri non regalano grandi emozioni, III/IV a tratti anche II, poi il bellissimo tiro del diedro V+ e si è già in cima, si recupera il socio e alla punta mancano solo 10 metri. Foto di rito e ci si sta già preparando per la doppia che porta alla cengia più sotto, da qui si traversa una ventina di metri, ci si rimette lo zaino in spalla e ricomincia la lunga discesa.
Rettifica relazione: in via non esistono chiodi, solo la S3 è attrezzata per la calata, due chiodi, materiale consigliato un paio di chiodi, cordoni per lame e soste e una seriata di friend piccoli, utile n°3 e n°0.5 BD.

Primo tiro di "soffio di Pietra"

Quando si dice "SPALMATO"

Paolo quasi in sosta uno (soffio di pietra)
imperativo spalmarsi

Considerazioni: purtroppo stavolta è stata la grandine a fermarci, risolto il primo tiro di VII- ci siamo dovuti calare dalla prima sosta, la placca ormai bagnata risultava impraticabile.
Anche qui, ma capirete poi perchè, le chiodature sono disarmanti, il primo tiro duro è accettabile, se non calcolate che tra il quarto e il sesto spit ci sono almeno 12 metri; vi state chiedendo dove sia finito il quinto? semplice, c'è, ma a lui non è stata concessa la fortuna di avere una piastrina e un dado attacati.
La cosa non sarebbe così scandalosa, se non fosse che il "fattaccio" è menzionato anche in relazione...mah?
Dalla S1, abbiamo optato per un ritiro d'emergenza, ma il secondo e il terzo tiro, entrambi da 40 metri hanno ciascuno 2spit.
Che dire, forse la placconata più bella di tutta la valle meriterebbe decisamente più attenzione, tanto di cappello a chi si è impegnato e prodigato ad aprire così belli itinerari; piantare uno spit non è solo vessillo di conquista, è anche responsabilità verso la montagna e verso chi la fruisce.


Sempre sosta uno per i fratelli, ma stavolta siamo
su "specchio delle mie brame"ogni tanto
è buona cosa dare una sbirciatina alla relazione...no?

Paolino sul primo tiro di "specchio delle mie brame"

Considerazioni: l'avvicinamento stavolta è un pò più morbido, in 2 orette e mezza si è all'attacco, un pò difficile da travore, la scritta alla base è completamente andata via, il primo tiro non è eccessivamente impegnativo ma dall'ultimo chiodo alla sosta bisogna risalire con le mani nell'isiga, su piccole cengie erbose, e la cosa non è molto entusiasmante.
Storia molto diversa per la seconda lunghezza, ad una quindicina di metri dopo la S1 si trova il primo spit, poi piccolo boulderino d'ingresso in un insidioso canale/colatoio, il secondo spit è ad una distanza siderale (15 metri almeno), l'errore comporterebbe un fiondone disastroso sulla placca sottostante, e non so quanto il gioco regga la candela.
Dalla S2 in poi si rimonta la bellisima e altrettanto facile placca di IV sovrastante, fino alla S3; il rietro dal sentiero del passo poia.
Sinceramente, itinerario interessante ma la chiodatura sarebbe decisamente da rivedere, non credo che un paio di spit in più sul secondo tiro (6a+) andassero ad intaccare il valore della via, come non credo che la difficoltà oggettiva di una via, dipenda, o possa dipendere dalla chiodatura più o meno assasina.

Buona arrampicata a tutti

Beppe